Le diverse fasi della fecondazione in vitro
Il primo bebè in provetta è nato poco più di trentanni fa, eppure ad oggi sono decine di migliaia i bambini nati grazie a questo metodo, particolarmente indicato per chi soffre di patologie del collo dell’utero o di endometriosi
La tecnica della fecondazione in vitro, nata negli USA alla fine degli anni Settanta, prevede la fusione degli spermatozoi con l’ovulo femminile all’interno di una provetta e la successiva iniezione dell’ovulo fecondato nell’utero, affinché si sviluppi come in una tradizionale gravidanza. Questo tipo di fecondazione assistita si compone quindi di diverse fasi, che prevedono anzitutto la stimolazione ovarica attraverso l’iniezione di ormoni (HCG), che aiutano a produrre un maggior numero di ovuli, aumentando così le probabilità di riuscita della terapia. Nella seconda fase della Fecondazione in vitro la paziente viene sottoposta ad anestesia locale: l’equipe medica procede quindi al prelievo degli ovuli maturi, introducendo in vagina un sottile tubicino ed un ago, attraverso i quali viene estratto il liquido follicolare, subito posto in un tubo di vetro ad una temperatura pari a quella interna all’utero, ossia di circa 37°. L’intervento dura in genere 15 minuti e dopo un paio d’ore si può rientrare alla propria abitazione. Nello stesso giorno si provvede al prelevamento o, a seconda dei casi, allo scongelamento dello sperma maschile conservato e si separano gli spermatozoi dal liquido seminale.
Dopo qualche ora si procede con la terza fase della FIVET, ossia la fecondazione vera e propria. In relazione alle cause, che determinano la sterilità della coppia, e ad altri fattori, attentamente valutati dagli specialisti in fase di programmazione dell’intervento, la fecondazione in vitro può avvenire in due modi distinti: la prima tecnica prevede che gli spermatozoi siano inseriti insieme con gli ovuli entro una capsula di Petri (il tradizionale piattino di vetro cilindrico, che vediamo spesso usato dagli scienziati nei film), dove avverrà la fusione tra i due gameti; in alternativa, si pratica la tecnica chiamata Microiniezione intracitoplasmatica, che prevede il diretto inserimento di uno spermatozoo all’interno di ciascun ovulo, in modo tale da garantirne l’unione. In linea generale, su 10 ovuli microinettati o inseminati se ne fecondano circa 7: i medici seguono attentamente la loro evoluzione, esaminandoli periodicamente al microscopio finché iniziano a dividersi, dando così il via allo sviluppo del pre-embrione.
L’ultima fase della fecondazione in vitro è quella della restituzione degli embrioni entro l’utero e avviene circa dopo 1-2 giorni: questo procedimento è molto semplice e non è necessario sottoporsi ad anestesia. I pre-embrioni vengono introdotti nell’utero tramite una cannula di plastica estremamente sottile, che viene fatta passare per l’orificio cervicale, sotto costante monitoraggio ecografico: in questo modo si può procedere ad un deposito mirato nel luogo ottimale per favorirne l’annidamento. Non tutti gli embrioni disponibili vengono trasferiti nell’utero, ma in linea di massima i medici che praticano la fecondazione assistita tendono a resistuirne uno o due, così da evitare parti plurigemellari, fino ad un massimo di tre, che è il numero massimo consentito dalla normativa italiana per la fecondazione in vitro; gli altri embrioni viabili vengono criopreservati e immagazzinati per eventuali successivi tentativi di fecondazione medicalmente assistita entro un’apposita banca dati embrionale.
FIVET mirata: ad ogni problema la sua soluzione
A seconda delle cause, che impediscono alla coppia di generare dei figli in maniera naturale, la fecondazione in vitro può impiegare gameti appartenenti ai due partner oppure avvalersi di ovuli o sperma da donatore: ad oggi in Italia viene praticata solamente la fecondazione omologa, ma i nuovi provvedimenti in fatto di procreazione assistita aprono la strada anche a delle importanti alternative, che vale la pena conoscere
La fecondazione in vitro è una tecnica estremamente effiace per risolvere l’infertilità della coppia sia di tipo primario sia secondario. Qualora entrambi i partner siano in grado di produrre gameti, per la FIVET si impiegheranno gli ovuli e lo sperma propri, secondo le modalità sopra descritte (si parla in questo caso di Fecondazione in vitro propria): questo tipo di trattamento ha un’efficacia comprovata del 15-20% dei casi e consente di rimanere incinte anche in meno di un mese dall’inizio della terapia.
Qualora il partner maschile avesse problemi di infertilità completa ossia non riuscisse a produrre gameti, è possibile prevedere la fecondazione in vitro con ovuli propri della partner femminile e sperma di donatore anonimo. La FIVET con ovuli propri e sperma di donatore presenta delle condizioni ottimali per lo sviluppo dell’embrione, data la quantità e la qualità degli spermatozoi, provenienti da un uomo sano. All’estero, questa tecnica di fecondazione assistita viene usata anche da quante desiderano un figlio senza partner o da coppie omosessuali.
Nel caso contrario, ossia qualora l’infertilità sia imputabile a problemi della partner femminile (ovaie che non producono ovuli o li generano di scarsa qualità), la fecondazione in vitro può essere fatta con sperma del partner ed ovuli di donatrice anonima, attentamente selezionata per evitare eventuali patologie e per garantire la migliore concordanza con le caratteristiche fisiche della futura madre. In questo caso la partner della coppia non dovrà sottoporsi a trattamenti di tipo ormonale per stimolare la produzione di ovuli, bensì dovrà seguire una particolare terapia per preparare l’endometrio ad accogliere il preembrione, che, una volta generato, verrà inserito all’interno del suo utero, affinché possa godere di una vera e propria gravidanza. Questo tipo di fecondazione in vitro viene inoltre impiegato qualora la partner soffra di particolari malattie genetiche o anomalie cromosomiche, che potrebbero compromettere gravemente la salute del nascituro.
Infine, qualora entrambi i partner della coppia presentino dei problemi di produzione dei gameti, la FIVET consente di ricorrere ad ovuli e sperma, appartenenti entrambi a donatori terzi, sempre anonimi e volontari. In questo caso si procede alla fecondazione in vitro degli ovuli di una donatrice con lo sperma prelavato ad un donatore e al successivo trasferimento dei pre-embrioni nell’utero della partner femminile, che condurrà a termine la sua gravidanza in maniera assolutamente naturale.